3 febbraio 2019 – 4ª domenica t. ord.

Geremia 1,4-5.17-19 / 1Corinzi 12,31 – 13,13 / luca 4,21-30

Tutti gli davano testimonianza (Lc 4,22)

Il messaggio odierno verte sulla vocazione profetica. Profeta è colui che fa una reale esperienza di Dio, che si lascia prendere dalla sua parola in modo tale che niente lo può scoraggiare dal testimoniare l’amore di Dio. Come Geremia (1a lettura), come Gesù (vangelo), ogni vita profetica è chiamata a fare la dura esperienza della persecuzione. In ogni caso sarà però sempre l’amore ad avere il sopravvento (2a lettura). Non possiamo ignorare né sottrarci alla missione che ci è stata affidata. Gesù si riconosce profeta (v 24), vive e agisce come tale. In effetti con Lui è iniziato l’anno di grazia del Signore (v 19), in Lui s’è adempiuta la scrittura annunciante il Messia (v 21). Se non compie alcun segno a riprova delle sue affermazioni, è perché nei suoi concittadini c’è solo curiosità, manca la fede; a questo atteggiamento subentra la pretesa e allora tutto si blocca e diventa rifiuto.

Anche noi siamo chiamati nella vita quotidiana a dare testimonianza a Gesù e al suo messaggio. E lo sappiamo: la testimonianza parte dalla fiducia nella persona di Gesù, in quanto ha fatto e detto. Sappiamo che Egli ha vissuto in pieno la vita umana, che è passato attraverso tutti gli abissi della vita, fino a quando la sua esistenza ha trovato conclusione al di fuori della città, in uno stato di abbandono totale, appesa ad una croce. E se Gesù ha percorso questo cammino ogni sofferenza, ogni miseria umana è diventata speranza e in ogni croce è già presente la risurrezione. Di questo noi cristiani siamo testimoni!

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