Quattro anni fa è nata mia figlia Miriam: il cuore stentava a battere, emorragia celebrale, asfissia. I medici mi chiarirono la situazione: pericolo di vita e, in caso di sopravvivenza, gravi problemi a livello cognitivo, motorio, logopedico. Pregai il Signore: “Se tu la vuoi con te, sarà per noi un angelo in Paradiso; se la lasci con noi, saremo noi i suoi angeli sulla terra”. Alcuni mi dicevano: “La sua condizione sarà quella di un vegetale: meglio che il Signore se la prenda”. Rispondevo: “Io non potrò mai dire a Dio: questo tuo dono a me non piace, riprenditelo!”. Altri dicevano: “Avrete una croce in casa”. Rispondevo: “I figli non saranno mai una croce”. Piuttosto è Miriam a portare la sua croce. Ha subìto diversi interventi chirurgici e dopo 4 anni un poco cammina e parla. “Padre, se possibile passi da me questo calice, ma si faccia sempre la tua volontà”. Riprendo le parole di Gesù perché a pronunciarle oggi è Miriam: è lei a portare la croce, a dare serenità a tutti noi con la sua presenza. Il nostro compito è di essere suoi angeli custodi e farla sentire amata, di essere fedeli cirenei e aiutarla a portare la sua croce. Cristo, con la sua presenza, sarà nostro cireneo.

M. G.