In occasione di una festa nella mia comunità parrocchiale ho cercato di svolgere al meglio il mio compito di collaboratore. E, come in tante altre occasioni, pensavo che la collaborazione fosse riconosciuta da chi come me aveva portato il proprio contributo alla buona riuscita della festa (e questo in occasione di un pranzo di riconoscenza).

Tutto era pronto, compreso i posti assegnati anche a noi che avevamo lavorato per tutta la festa. Ma diversamente da quello che potevo pensare, il mio posto non era stato previsto insieme a quello dei collaboratori. Questo fu la goccia che fece traboccare il vaso, tanto che pensai di non ritenere più amici, prima che collaboratori, chi in quella occasione non si era ricordato di me. Crollava così la mia idea di amicizia e, quanto accaduto, metteva in forte discussione l’idea che avevo circa l’importanza del mio contributo alla buona riuscita delle iniziative della mia comunità. Così pian piano svanivano l’interesse, l’entusiasmo e perfino quel naturale senso di amicizia verso chi mi aveva deluso.

Però, per un cristiano il perdono è un atto di generosità verso se stessi e verso chi ci ha offeso. Per queste ragioni pur avendo atteso diversi mesi, nelle festività ho colto l’occasione per ritornare ad essere me stesso ed accettare che anche gli altri possono sbagliare o restare semplicemente indifferenti ai segnali di disagio che si possono esternare in casi come questo.

Per me quello scambio di auguri è stato ciò che mi ha “donato” un nuovo modo di intendere la comunità cristiana e chi le appartiene.

M.F.