23 giugno 2019 – CORPUS DOMINI

Genesi 14,18-20 / 1Corinzi11,23-26 / Luca 9,11b-17

Voi stessi date loro da mangiare (Lc 9,13)

Il sacrificio di “pane e vino” offerto da Melchisedek e Abramo per ringraziare Dio del dono della pace (1alettura), la moltiplicazione dei pani come espressione della capacità di Gesù di soddisfare i più profondi bisogni dell’uomo (vangelo), sono anche segni che fanno riferimento alla comunione con Dio e con i fratelli, che è espressa e realizzata dal pane eucaristico, memoriale della morte del Signore (2a lettura). Gesù dona non parole ma se stesso; vuole incontrare l’uomo nei suoi bisogni concreti. Nel segno del pane moltiplicato si presenta come Colui che può sfamare le profonde esigenze dell’uomo. Egli sa che il pane “spezzato” e condiviso è il grande miracolo che sfama le folle. Anche se i beni a disposizione sono inadeguati (cinque pani e due pesci), quando vengono condivisi, sono sempre sufficienti; anzi ne avanza qualcosa.

Ma quando Gesù opera non fa mai le cose da solo. Chiede collaborazione: chiede i pochi pani e i pesci, chiede l’aiuto dei discepoli “voi stessi date loro da mangiare”. Gesù sa che l’uomo vive solo dell’amore, solo per mezzo dell’amore. Per questo provoca i suoi amici a diventare dono col poco che hanno: “Date”. “Quando ho fame, Signore, manda sulla mia strada qualcuno da sfamare. Quando ho bisogno, mandami qualcuno che abbia ancora più bisogno di me” (santa madre Teresa di Calcutta). La fine della fame non consisterà mai nel mangiare a sazietà, da solo, il tuo pane, ma nel condividere spartendo il pane che hai, i cinque pani e i due pesci, il bicchiere d’acqua fresca, olio e vino sulle ferite, un po’ di tempo… un po’ di cuore. Noi siamo ricchi solo di ciò che doniamo e abbiamo donato.

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