Mi chiama al telefono il responsabile dello stabilimento di produzione di cemento che è il nostro principale concorrente in zona e mi chiede se possiamo vendere loro una certa quantità di cemento perché gli altri fornitori non gli facevano più credito. Era noto che stavano attraversando un momento molto difficile dal punto di vista finanziario, per la separazione della società familiare e le conseguenze che questo fatto stava generando.

Io sapevo che la situazione era grave e sentivo dentro che era arrivato il momento che avevo tanto atteso: avevo l’occasione di cambiare la storia; questo concorrente giocava molto forte contro di me nel mercato e aveva detto ad altri colleghi che il suo errore era stato quello di lasciarmi alzare la testa.

La conversazione più o meno è andata così:

  • Non ti preoccupare, il lunedì avrai il cemento.
  • Ma non so se gli assegni potranno essere pronti per lunedì; io sono due mesi che non ricevo il mio stipendio.
  • Non c’è problema; chiamami quando saranno pronti.
  • Quanti soldi ti dovrò pagare?
  • Sicuramente tu adesso paghi quanto pago io. Mi dovrai pagare quello.
  • Ma così non guadagni niente.
  • Non ha senso che in quest’operazione io guadagni; voi non sarete mai miei clienti e ora avete bisogno di una mano.

Mi ringrazia e la conversazione finisce lì.

La pienezza e la felicità che ho provato in quel momento, vi posso assicurare, valgono molto più del cemento; mi sono sentito pienamente realizzato umanamente. Questo fatto ha causato sorpresa nei miei dipendenti che all’inizio non capivano e ho dovuto spiegargli che la cosa più importante non era il fatto in sé, ma ciò che questo può generare dentro e fuori la nostra azienda.

Quel mese abbiamo raggiunto il record di vendite e proprio nel bel mezzo della crisi ora riusciamo a vendere circa il 30% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Germano Jorge