4 agosto 2019 – 18a domenica t. ord.
Qo 1,2; 2,21-23 / Col 3,1-5.9-11 / Lc 12,13-21
Tenetevi lontani da ogni cupidigia (Lc 12,15)
Se il mondo è una realtà passeggera (1a lettura), è certamente un atteggiamento sbagliato quello di affidare la propria vita unicamente o in modo preponderante alle realtà terrene (vangelo). È bello invece pensare alle cose di lassù, evitando ogni comportamento che dovesse pregiudicare l’effettiva realizzazione dell’uomo nuovo (2a lettura).
Con il vangelo di questa domenica inizia la lettura di un tema particolarmente caro all’evangelista Luca: il rapporto del discepolo con i beni economici. Il punto di partenza è un caso concreto della vita. Uno della folla chiede a Gesù di intervenire in una lite familiare a causa dell’eredità. La reazione di Gesù sembra esprimere il rifiuto del ruolo che gli è richiesto. Gesù si pone su un piano diverso: non vuole dare una soluzione per quanto riguarda il rapporto con i beni terreni; vuole invece indicare dei principi che possano costituire un punto di riferimento per l’agire.
Gesù suggerisce dei criteri che guidino le azioni, seguendo i quali sarà difficile trovarsi in situazioni che minano la fraternità a causa del possesso.
Il primo suggerimento di Gesù esorta a tenere gli occhi ben aperti, a vegliare, come nell’imminenza di un pericolo. Gesù ci chiede di essere attenti alla cupidigia: l’avidità nei confronti delle cose, ardentemente desiderate. La vita, dice Gesù, non dipende dalle cose possedute; queste non garantiscono la sua riuscita. La vita non dipende né dall’abbondanza, né dalle proprietà. Ecco perché gli occhi devono essere bene aperti ed è necessario evitare il pericolo. Fatalmente si potrebbe infatti cadere nell’illusione che, accumulate le sostanze, sia garantita la vita.
Le cose sono mezzi e mezzi da condividere perché anche altri possano godere del necessario per vivere.