25 agosto 2019 – 21a domenica t. ord.

Is 66,18b-21 / Eb 12,5-7.11-13 / Lc 13,22-30

Sforzatevi di entrare per la porta stretta (Lc 13,24)

L’amore di Dio non è per poche persone o popoli privilegiati: è per tutti gli uomini e per tutte le nazioni (1a lettura); Dio lo diffonde con una pedagogia saggia e attenta, che include spesso la prova e la croce (2alettura); domanda comunque una grande apertura, per cui l’uomo è chiamato ad impegnare le proprie energie (vangelo).

L’invito a far parte del regno di Dio è rivolto a tutti, ma il vangelo odierno richiama i discepoli di Gesù alla loro responsabilità: il regno di Dio è simboleggiato da un banchetto: una opportunità di incontro, di comunione e di festa; ma questa opportunità va accolta e vissuta come un dono che richiede umiltà. La comunione di mensa, infatti, rivela il volto di chi ci sta vicino e anche le sue necessità.

Gesù parla di “entrare”: il verbo richiama una realtà fondamentale: è il traguardo della vita. Per questo Gesù ci dice di “sforzarsi”: ci impegna a fare tutto il possibile per raggiungere l’obiettivo. Come un atleta che vuole vincere il premio; come un soldato che ce la mette tutta pur di salvare la sua vita. Allora l’impegno proposto da Gesù richiede l’agilità dell’atleta e la strategia di un soldato.

La prima cosa che viene in mente è che per passare attraverso una porta stretta è necessario essere liberi da tante cose. La porta poi ci richiama l’espressione in cui Gesù si identifica: “Io sono la porta, se uno entra attraverso di me, sarà salvato”. Per la salvezza è essenziale Gesù Cristo: rimanere uniti a Lui, amare la sua persona, ascoltare e mettere in pratica la sua parola.

In fondo ogni giorno noi passiamo attraverso la porta che è Gesù quando bussiamo a Lui con fiducia nella preghiera; quando celebriamo l’Eucarestia, quando nell’amore al prossimo si accorgiamo che stiamo amando Lui.

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