3 novembre 2019 – 31ª domenica t. ord.
Sapienza 11,22 – 12,2 / 2Tessalonicesi 1,11 – 2,2 / Luca 19,1-10
Zaccheo,… oggi devo fermarmi a casa tua (Lc 19,5)
La liturgia odierna ci obbliga a ripensare al volto del Dio in cui crediamo e che annunciamo. Troppe volte, infatti, trasformiamo il Dio “giusto” nel Dio “contabile”, che ripaga ognuno secondo le proprie azioni. Il vangelo oggi manifesta lo sguardo del Figlio che raggiunge la persona dove si trova, persino appollaiata su un albero, per amarla senza condizioni e ricondurla alla propria dignità filiale.
Il racconto dell’incontro tra Zaccheo e Gesù è uno dei più noti e amati. Di Zaccheo conosciamo il nome, la professione e la condizione economica: “capo dei pubblicani e ricco”. Da ultimo anche un dato fisico: “piccolo di statura”. Nel corso della narrazione Zaccheo verrà caratterizzato in modi diversi e contradditori: un uomo, un peccatore; un figlio di Abramo. Zaccheo“cerca” di vedere chi fosse Gesù. E questo è importante. Ma il cambiamento è causato dall’essere “visto” e incontrato da Gesù: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. È bello vedere che il viaggio di Zaccheo termina faccia a faccia con Gesù, riconosciuto come il suo Signore. Il Cristo entra in casa di Zaccheo, uno spazio contaminato dal peccato, ma la sua entrata lo trasforma nel terreno sacro dell’incontro con Dio.
“Oggi devo fermarmi a casa tua”; “oggi per questa casa è venuta la salvezza”. La salvezza accade “oggi”, nel momento dell’incontro con il Cristo. Quel “devo” di Gesù esprime il cuore di Gesù: un cuore fatto per amare e pieno di amore. Un cuore che per ognuno ha da sempre un progetto di salvezza. Bello un Dio che non vede l’ora di amare, di aiutare la sua creatura a ricominciare, a ripartire, a dare il meglio si sé.