17 novembre 2019 – 33ª domenica t. ord.
Malachia 3,19-20a / 2Tessalonicesi 3,7-12 / Luca 21,5-19
Avrete allora occasione di dare testimonianza (Lc 21,13)
Il messaggio di questa penultima domenica dell’anno liturgico verte sulle ultime realtà della storia. Nel giorno del Signore verrà finalmente fatta giustizia: condanna per gli empi, salvezza per i giusti (1a lettura). La comunità del Risorto è chiamata a trasformare l’attesa in annuncio, preparando l’avvento del Regno attraverso una testimonianza libera e coraggiosa. Bisogna attendere “quel giorno” non nella inoperosità e nell’ozio, ma nell’impegno e nella quotidiana fatica (2a lettura).
Nel vangelo, la richiesta di un segno da parte dei discepoli trova una risposta inaspettata: come la croce è il segno che annuncia l’alba della risurrezione, così la persecuzione, il rifiuto, la piccolezza sono i segni che confermano il discepolo nel suo seguire quotidiano il Crocifisso Risorto.
Gesù invita i suoi a camminare lungo il sentiero tracciato dalla Parola. L’invito è a fidarsi e ad affidarsi al Signore, nel quale crediamo. In Lui il buio si trasformerà in luce e il rifiuto in una nuova possibilità. Importante è vivere ciò che appartiene all’essenziale perché da questo “centro incandescente” scaturiranno gli strumenti, le parole e le azioni adatte per essere efficaci. Come è successo alle origini: proprio grazie alla persecuzione, apostoli e discepoli lasciano Gerusalemme e la corsa della Parola poté avere inizio.
Accogliere, mettere in pratica, comunicare la Parola vissuta: questo ci permette di essere testimoni credibili. Sappiamo, come diceva papa Benedetto XVI, che i cristiani “vengono tirati nell’intimo di Dio mediante l’essere immersi nella Parola di Dio”.