26 gennaio 2020 – 3ª domenica t. ord.

Isaia 8,23b – 9,3 / 1Corinzi 1,10-13.17 / Matteo 4,12-23

Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono (Mt 4,20)

La liturgia oggi ci propone il racconto dell’inizio del ministero pubblico di Gesù in Galilea e Matteo, l’evangelista, interpreta questo evento come compimento di una Scrittura, che annunciava la luce. Bella questa coincidenza con “la domenica della Parola”! Tutto il messaggio che ci viene dalla Parola che ascoltiamo è un realizzare la Parola di Dio già pronunciata.

Il ministero di Gesù comincia dopo che Giovanni Battista è stato arrestato. Gesù, ci dice il vangelo, si allontana dalla regione deserta del Giordano e inizia decisamente la sua opera. Il primo annuncio fatto da Gesù è l’invito rivolto a tutti di cambiare la propria mentalità: un capovolgimento del proprio modo di pensare e di vedere la realtà. Questo ci permetterà di accogliere con mente rinnovata il regno dei cieli, che si è avvicinato. In Gesù è possibile incontrare l’amore infinito di Dio. Dio in Gesù entra direttamente nella nostra storia e la trasforma dal profondo. Nella persona stessa di Gesù, Dio è all’opera per cambiare il mondo.

A questo punto Matteo ci offre l’esempio dei primi quattro chiamati. Grazie alla luce che è Gesù, questi quattro uomini riescono ad intravvedere il senso della propria vita al di là delle reti e delle barche; al di là anche dei rapporti familiari. La Parola aiuta a “cambiare mentalità”, a lasciare le vecchie abitudini e sicurezze. La Parola accolta mette in movimento, apre gli angusti orizzonti del lago ai confini della terra. Diventa una Parola di vita perché cambia la vita, dà un senso nuovo alla propria vita. “È necessario, pertanto, non assuefarci mai alla Parola di Dio, ma nutrirsi di essa per scoprire e vivere in profondità la nostra relazione con Dio e con i fratelli” (Papa Francesco “Aperuit illis” n. 12).

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