Vedevo una mia cara compagna di classe diventare sempre più triste e silenziosa.
Un giorno, scoppiando a piangere, mi confidò che il padre era finito in prigione per spaccio di droga e che la madre aveva vietato ai figli di parlarne. Rimasi in silenzio e piansi assieme a lei. Le chiesi comunque se potevo continuare ad andare a studiare a casa sua.
All’inizio non seppe rispondermi, poi mi disse che lo avrebbe chiesto alla madre. La risposta fu positiva.
In quella casa trovai gelo e silenzio. La madre evitava ogni avvicinamento.
Mentre preparava qualcosa da mangiare si ustionò con dell’olio bollente. Avendo notato alla finestra una pianta di aloe, subito corsi a tagliare una foglia e ne misi il gel sulla parte ustionata. Fu un sollievo.
A quel punto la donna cominciò ad aprirsi con me. Anche l’altra figlia e il figlio vennero vicini. Aderirono poi alla mia proposta di pregare e di scrivere una lettera al padre per sostenerlo.
Un giorno, salutandomi, la madre mi disse: «Il colpo ci aveva raggelati e non riuscivamo più a comunicare. Grazie per la tua presenza».
K. L. – Portogallo