16 agosto 2020 – 20a domenica t. ord.
Is 56,1.6-7 / Rm 11,13-15.29-32 / Mt 15,21-28
Donna, grande è la tua fede! (Mt 15,28)
Gesù, nel suo annunzio itinerante, si reca in territorio pagano nella zona di Tiro e Sidone, a nord della Galilea, abitata prevalentemente da Fenici. Qui avviene l’episodio di una guarigione compiuta da Gesù in terra straniera.
Leggendo con attenzione il racconto che Matteo ci fa, ci accorgiamo che al centro dell’attenzione non sta il miracolo di guarigione o l’esorcismo, quanto piuttosto il dialogo tra la madre implorante e Gesù: dalla loro relazione scaturiscono conseguenze per la sorte della donna e di sua figlia, ma anche sulla comprensione del rapporto cristiano con gli stranieri.
Matteo inizia il racconto presentando subito la co-protagonista come “donna cananea”, quasi a calcare la mano per connotare in modo negativo il personaggio, facendo forza sul sentimento di ostilità e di inimicizia che esisteva tra Ebrei e Cananei sin dai tempi di Noè. Da quel tempo i Cananei erano per definizione “reietti”. Tale era la donna che si avvicinò a Gesù. Irrompe sulla scena gridando una supplica che spiega il suo dramma familiare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è tormentata da un demonio”. Di fronte a tale accorata invocazione, Gesù reagisce con un silenzio impressionante: non la degna neanche di una risposta. Neppure quando intervengono i discepoli che invitano Gesù ad ascoltarla. Gesù non fa quello che gli suggeriscono, ma coglie l’occasione per riflettere sul senso della sua missione.
Nonostante l’esplicito rifiuto, la donna non si scoraggia; anzi si avvicina di più e compie un atto di adorazione, rinnovando la sua supplica in forma essenziale: “Signore, aiutami”. Sappiamo poi che nasce un dialogo tra Gesù e quella mamma, di cui Gesù ammira la fede e la propone a modello. Quella fede è una relazione forte con Lui, il Signore; è un abbandono fiducioso; è la capacità di accettare il posto anche sotto la tavola pur di essere con Lui e cibarsi delle sue briciole. Chiediamo anche per noi una fede simile.