23 agosto 2020 – 21a domenica t. ord.

Is 22,19-23 / Rm 11,33-36 / Mt 16,13-20

Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15)

Il Signore guarda verso l’umile, ma rivolge al superbo uno sguardo da lontano (salmo responsoriale): con tale espressione del salmo possiamo sintetizzare l’atteggiamento di Gesù, che conferisce a Pietro il grande incarico di essere roccia della nuova comunità (vangelo). Riconoscere che Gesù è il Cristo e il Figlio di Dio non è risultato delle forze umane, ma dono e rivelazione della benevolenza divina. Pietro è l’uomo di fede perché si è fidato di Gesù e ha accolto l’illuminazione del Padre.

Il racconto evangelico di questa domenica riporta la domanda fondamentale: chi è Gesù per noi?

L’episodio non è ambientato nella città, ma nella regione di Cesarea: è un luogo “all’estero”, lontano dalla folla degli amici e dei nemici, in un momento di quiete per il Maestro e i suoi discepoli. Gesù chiede agli apostoli che cosa dicono di Lui gli uomini. La risposta comprende un semplice elenco di opinioni. E Gesù rincalza con una seconda domanda che mette i discepoli di fronte ad una scelta. Essi non possono più limitarsi a catalogare le opinioni correnti e a riportare giudizi altrui. Devono impegnarsi personalmente, uscire allo scoperto e manifestare la propria esperienza: quello che hanno sperimentato di Gesù a quale conclusione li ha condotti? Che idea si sono fatti di Lui? Improvvisamente Pietro manifesta una professione di fede matura e completa. Gesù è il Cristo, cioè il Messia, l’uomo scelto da Dio per il suo grande intervento salvifico a favore del suo popolo.

Gesù è il Figlio di Dio, egli stesso Dio e non un semplice inviato da Dio. Gesù è mandato a costruire il regno dei cieli, ma la sua vita è dentro questa missione perché è la presenza stessa di Dio, è il Figlio del Dio vivente.

Chi è Gesù per me? Come lo sento presente nella mia vita? Quale esperienza potrei comunicare di Lui?

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