21 marzo 2021 – 5a domenica di Quaresima

Ger 31,31-34 / Eb 5,7-9 / Gv 12,20-33

E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me (Gv 12,32)

Avvicinandoci al cuore del mistero pasquale, la liturgia ci chiede di riflettere e accogliere la salvezza che viene dalla croce, paradosso di morte e vita, annientamento e gloria. Gesù è entrato, trionfalmente accolto, in Gerusalemme. Alcuni Greci chiedono di incontrare Gesù. Filippo ascolta la richiesta e coinvolge Andrea; insieme, come comunità, si rivolgono a Gesù. Egli non sembra rispondere alla richiesta dei due: segue infatti un lungo monologo di Gesù, interrotto da parole del cielo (v 28) e della folla (v 29).

La presenza di Greci e la loro richiesta sottolinea che Gesù è venuto per tutti. La famiglia che nascerà dalla morte e dalla vita di Gesù sarà una realtà nuova capace di sconvolgere il nostro modo di pensare: i discepoli–servi saranno onorati dal Padre; coloro che abbracciano il destino di Gesù saranno chiamati amici, riceveranno la pienezza della rivelazione e saranno amati fino alla follia dell’amore (Gv 13,1). La croce allora obbliga i cuori a venire allo scoperto, a decidere con chi stare. E Gesù ci ricorda: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (v 32).

Gesù annuncia che il suo innalzamento sarà il tempo in cui la sua identità sarà rivelata: la croce è il “libro aperto” nel quale possiamo leggere l’amore “più grande” di Gesù. La sua morte è il dono della salvezza offerto a tutti.

Certo, anche oggi ci sono persone che vogliono vedere Gesù. Dove lo possono vedere? Nei testimoni, nella Chiesa. È importante essere “trasparenza” di Lui. Questa trasparenza nasce dalla testimonianza evangelica, dall’aver tradotto in concretezza di vita le parole del vangelo fino al punto che anche ciascuno di noi possa dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.

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