12 settembre 2021 – 24a domenica Tempo Ordinario

Is 50,5-9° / Gc 2,14-18 / Mc 8,27-35

Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini (Mc 8,33)

Il Vangelo di oggi ci propone delle parole di Gesù che sembrano lontane e difficili!

“Rinnegare se stessi… perdere la propria vita…”. Sembra quasi che Gesù inviti coloro che vogliono “seguirlo” a una specie di suicidio morale. Come dire: se volete essere cristiani, dovete rinunciare a ogni gioia di vivere. Francamente, non è una proposta che riempia di entusiasmo appena uno la sente! A questo mondo parlano tutti un linguaggio diverso. Le parole d’ordine sono: denaro, piacere, successo, prestigio, potere… E tutto sommato, anche a noi cristiani, la cosa sembra abbastanza normale: è normale che uno cerchi di vivere meglio che può!

Queste parole di Cristo sono sempre state difficili da capire e da accettare. Come era difficile per Pietro capire e accettare quelle altre parole che Gesù aveva detto poco prima parlando di se stesso: che cioè il “Figlio dell’uomo” doveva molto soffrire, venire ucciso e risuscitare. Com’era possibile che “il Cristo”, il “Messia”, l’inviato di Dio, colui che doveva instaurare sulla terra il regno di Dio, dovesse andare incontro al fallimento (essere “riprovato”, rifiutato e condannato) e alla morte violenta? Nella mente di Pietro, come degli altri discepoli, le due cose (essere il Messia e venire ucciso) sembravano assolutamente incompatibili… Quanto al “risuscitare”, non avranno neanche fatto caso a questa parola dal suono così lontano e irreale…

Ma allora chi è costui, che invita a seguirlo sulla strada della “rinuncia a se stessi”, dicendo che bisogna saper “perdere la propria vita” per “salvarla”? Hanno un senso queste parole, o sono pura assurdità? Inutile dire che sono “parole sublimi” (come tante altre del Vangelo) se poi all’atto pratico noi ragioniamo e ci comportiamo in modo tutto diverso… Cf la 2ª lettura: che senso ha dire di “credere in Cristo” se poi non facciamo come lui insegna?

Pietro e gli altri discepoli hanno avuto bisogno di vedere Gesù risorto da morte dopo averlo visto condannato a morte, per “capire” chi era davvero il loro maestro e per comprendere la piena verità delle sue parole. Ma è proprio questa la fede che noi professiamo e celebriamo nell’Eucaristia. E allora dovremmo essere un po’ più coraggiosi nel dar retta alle parole di Cristo, anche se appaiono e sono contro-corrente rispetto al mondo che ci circonda e alle nostre più intime tendenze. Chi vuol venire dietro di me, smetta di pensare solo a se stesso; affronti con fermezza le difficoltà e i torti a cui va incontro chi vuol essere onesto fino in fondo; non abbia paura di spendere un po’ del suo tempo, delle sue energie e anche del suo denaro per gli altri…

Un cristianesimo senza croce non è ancora stato inventato (anche se – a quanto pare – ci proviamo continuamente un po’ tutti…). Ma forse, se seguissimo Cristo più da vicino, potremmo avere la sorpresa di accorgerci quanto sbaglia chi pensa che la fede, presa sul serio, sia un “rinunciare a vivere”… (elledici.com)

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