14 novembre 2021 – 33a domenica Tempo Ordinario

Dn 12,1-3 / Eb 10,11-14.18 / Mc 13,24-32

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mc 13,31)

Come cristiani sappiamo che la vita è un cammino non verso il nulla, ma verso una pienezza, anticipata dalla risurrezione di Gesù. In questo cammino terreno, a volte molto impegnativo, non siamo soli: Gesù ci accompagna con il suo Spirito nella nostra avventura terrena e ci conduce all’incontro con il Padre, che ci attende.

Gesù, nel vangelo odierno, si sta allontanando dal tempio, quando un discepolo gli fa osservare la magnificenza delle costruzioni. Per tutta risposta Gesù gli annuncia che tutto verrà raso al suolo. Poi siede sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio. Allora quattro discepoli gli chiedono, in riferimento alle sue precedenti parole, quando quella catastrofe avverrà e quali segni premonitori ci saranno (13,3-4). Nella risposta Gesù si allarga a considerare la fine dei tempi. Egli usa due brevi parabole: quella del fico (v 28) e quella del ritorno del padrone di casa con l’invito pressante alla vigilanza (v 34). Gesù ci dona la promessa del suo ritorno: l’ora è ignota, perché ogni istante sia attesa, perché “ogni nostra ora” sia “quell’ora” in cui camminiamo incontro a Lui che viene.

Possiamo chiederci: ma come camminare incontro a Lui? Facendo nostre e mettendo in pratica le sue parole. Tutto passerà, ma “le mie parole non passeranno” (v 31). La sua parola rimane in eterno, come la sua fedeltà e il suo amore (salmo 148,6 e 117,2). Solo Lui è la roccia stabile su cui fondare la propria vita. E più accogliamo la sua parola e la viviamo, più la nostra vita sarà trasformata in Lui. Accogliere e vivere la parola è riconoscere la presenza in noi del Risorto, che ci accompagna nel cammino di ogni giorno.

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