5 dicembre 2021 – 3a domenica di Avvento

Sof 3,14-18a/Cantico Is 12,2-6 / Fil 4,4-7

E noi che cosa dobbiamo fare? (Lc 3,10-18)

Il cambiamento proposto da Giovani Battista esige una svolta seria nel proprio stile di vita. Una svolta che può portare una gioia autentica perché l’esistenza riceve un significato nuovo e pieno. Sobrietà ed essenzialità possono creare il clima di gioia vera, perché spogliano il cuore da inutili attaccamenti e da passioni senza misura.
L’appello di Giovanni alla conversione non cade nel vuoto. Luca descrive il dialogo intercorso tra il Battista e tre gruppi che lo interrogano su ciò che è indispensabile compiere per prepararsi ad accogliere il Signore che viene. Bellissima e diretta allora
la domanda che le persone rivolgevano a Giovanni: “Che cosa dobbiamo fare?” A ricordarci che la conversione non riguarda solo la dimensione del rito del battesimo, ma esige una radicale svolta esistenziale: passare ai fatti, mutare comportamento. E Giovanni esorta alla condivisione con chi vive nell’indigenza.
Anche noi, che siamo ormai avviati nel nostro cammino di Avvento, possiamo porci questa domanda. Quali comportamenti concreti Giovanni ci chiederebbe di assumere di fronte alle ingiustizie, grandi o piccole, di oggi?
Giovanni chiede di esprimere con fermezza il nostro no a tutte le ingiustizie e di prendere posizione a favore della giustizia, della solidarietà, della pace, del rispetto dei diritti di ogni uomo. Giovanni ci chiede di condividere nella logica dell’affabilità, della tolleranza e della comprensione. Gioire delle differenze, sapendo che possono diventare la nostra ricchezza. Ci chiede cose
semplici: di impegnarci nel quotidiano con una carità vigile e operosa, capace della condivisione: “Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; chi ha da mangiare faccia altrettanto”

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