Poco prima di Natale mi trovo in città. Mi ferma per strada una sconosciuta chiedendomi l’elemosina. Le do qualcosa ma lei con occhi imploranti mi chiede di aiutarla. È rumena, ha due bambini piccoli, il marito l’ha abbandonata. Vive a Roma, ma è venuta in questa città con la speranza di trovare un lavoro stabile.

Ora vuole tornare a Roma, lì almeno ha una casa e un lavoro saltuario. Però non ha i soldi per il treno. E disperata.

Vorrei aiutarla, ma sarà vera la sua storia? Sarà giusto darle tutti quei soldi? Le do qualcosa in più, ma lei insiste, mi assicura che mi restituirà tutto appena possibile se le do la somma di cui ha bisogno per il treno.

Mi piacerebbe aver fiducia in lei, ma dentro di me c’è una lotta. Mi viene in mente la parabola del buon samaritano: lei è il mio prossimo in questo momento e ha bisogno del mio aiuto. Voglio credere al Vangelo: «Date e vi sarà dato».

In cuor mio decido di rinunciare a un capo di vestiario di cui avrei bisogno. Alla fine le do i soldi.

Sapevo che quei soldi li avevo dati a Gesù e quindi non ci ho più pensato.

Nei giorni successivi ha continuato ad arrivarmi tanta provvidenza da sbalordirmi: una giacca nuova per la figlia più grande, una tuta da sci per me. A mio marito un cliente ha aggiunto spontaneamente 200.000 lire a quanto gli doveva per il lavoro svolto. In occasione del Natale mia mamma ci ha dato una busta con una bella cifra e inoltre mi è arrivata la pensione più alta di quanto prevedevo… insomma ho potuto sperimentare che dare apre le mani di Dio!

L. M. – Italia