Tra me e mia moglie, da giorni, s’alternavano momenti di sfogo e silenzi interminabili, con grande sofferenza di entrambi e dei nostri bambini. Malgrado l’intervento di amici, ognuno restava fermo sulle sue posizioni. Sembrava la fine del matrimonio.

Accecato dall’ira, ero arrivato ormai al punto di dirmi: devi divorziare… Via da questa casa, che vada tutto in malora!… O forse è meglio farla finita?

Per fortuna, in quell’inferno, mi sono affiorate alla mente anche altre parole, che in passato mi erano state di luce e incoraggiamento: parlavano di amore, di perdono. Come cristiano ero veramente fuori strada!

Cominciavo ad accorgermi di come – per dirla con un’immagine popolare – il rancore allunghi le corna del diavolo ogni giorno di più, finché ne restiamo dilacerati.

Nel bel mezzo di una notte insonne passata a ricacciare indietro il mio orgoglio, ho trovato la forza di svegliare mia moglie e chiederle di aiutarmi a ricordare con umiltà i momenti felici vissuti. Ci siamo abbracciati e, piangendo, ci siamo chiesti vicendevolmente perdono.

Uno sposo africano