16 gennaio 2022 – 2a domenica Tempo Ordinario

Qualsiasi cosa vi dica, fatela (Gv 2,5)

Il primo dei “segni”, che accompagnano la missione di Gesù, è stato compiuto in un contesto di una festa di nozze. A Cana di Galilea, Gesù offre a noi un assaggio del regno di Dio, che egli annuncia.

La narrazione evangelica di questa domenica, con cui si apre il tempo ordinario, accende i riflettori su una festa di nozze. Sappiamo che esse sono festa della vita, promessa di futuro, porta spalancata su di esso. E Gesù è presente e si rivela in questo contesto: nel racconto di Giovanni, la festa di nozze è il primo atto pubblico che Dio, in Gesù, fa in mezzo a noi. A ricordare a tutti noi che all’inizio della nostra storia c’è una promessa luminosa: che “presenza di Dio” e “promessa di vita” sono un tutt’uno.

La festa della vita è però minacciata dalla mancanza, dal vuoto. Il vino allora diventa segno dell’amore, è simbolo della gioia, è un elemento essenziale alla festa. Se il vino finisce, allora finisce anche la festa. In tal modo il Vangelo ci aiuta a vedere che la gioia è un evento fragile, che i nostri legami e le nostre relazioni sono fragili. La promessa della vita è minacciata dalla noia e dalle abitudini, dal dare per scontato l’amore per l’altro. Basta poco per vedere finire il vino della festa.

È Maria che si accorge della mancanza. E quando si rivolge a Gesù fa una constatazione e una preghiera.

Maria, poi, si rivolge ai servi e li invita a fare ciò che dice Gesù. Le sue, infatti, non sono parole da capire soltanto. Le parole di Gesù sono da fare, impegnano. Risuona qui l’invito a non annacquare il Vangelo, ma ad obbedire, a realizzare l’ascolto. E così il nostro poco (la nostra acqua), nelle mani di Dio diventa dono (vino buono) abbondante e straordinario.

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