27 febbraio 2022 – 8a domenica Tempo Ordinario
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene (Lc 6,45)
Il vangelo che oggi ascoltiamo invita a rimanere aperti alla guida di Gesù e a vivere i rapporti con gli altri all’insegna della misericordia. Gesù richiama la nostra attenzione sul nostro cuore e ci ricorda che il principio della bontà o meno non sta nelle cose, ma nel “cuore”. Egli prende in considerazione due tipi di persone: coloro che compiono il bene perché hanno un cuore buono e coloro che compiono il male perché hanno un cuore cattivo. Il cuore ci viene presentato come sede non dei sentimenti, ma delle decisioni e della volontà. E ciò che rende buono o cattivo il cuore è chi lo abita.
La Parola di Dio nel cuore del credente assume un ruolo di criterio importante per distinguere bene e male. È che spesso, anche noi cristiani, nelle nostre scelte ci lasciamo guidare dalla mentalità comune, dal “fanno tutti così”. Quindi il problema non è solo quello di fare frutti buoni invece che cattivi: so per esperienza che il mio cuore non può che produrre “rovi e spine”. A meno che io non chieda e riceva in cambio di quello di pietra un cuore di carne (Ez 36,26) in cui è scritta la sua legge di misericordia (Ger 31,33s). Solo se il cuore è stato “bonificato” dall’incontro con Dio, farà frutti di misericordia e saprà volgere in bene anche il male. Infatti pieno della grazia di Dio diventa un tesoro, il “buon tesoro del suo cuore”. È da qui che nasce il parlare e l’agire, e non è possibile separare l’attività dal suo essere “tesoro buono”.
Gesù allora oggi ci ricorda che è dal di dentro, dal cuore, che è come uno scrigno, che derivano le azioni. Ne deriva che il nostro primo dovere è tenere un cuore bello, pulito, trasparente. Perché non si tratta di fare cose di cuore, ma di fare cose che provengono da un cuore retto. E chi ci aiuta a far questo è la parola di Dio accolta, meditata, vissuta e comunicata.