27 marzo 2022 – 4a domenica di  Quaresima

Si alzò e tornò da suo padre (Lc 15,20)

La parabola del figlio perduto e ritrovato, al centro dell’annuncio di questa domenica, fa riflettere sulla relazione fondamentale tra credente e Dio. Anzitutto c’è un padre che perde il figlio minore, che taglia i legami paterni. Chiedendo l’eredità è come se facesse morire il padre anzitempo, affermando coi fatti che da lui vuole il suo denaro non la sua sapienza e il suo affetto. Il padre non rifiuta la richiesta del figlio e rispetta la sua scelta di libertà.

Andandosene, il figlio ha rifiutato il padre come origine della vita ed è precipitato nella miseria abbruttendosi peggio dei porci – animali impuri per un israelita –, che egli è ridotto a pascolare. Venuta la carestia è più affamato di loro e giunge al fondo. In quel momento rientra in se stesso e decide di tornare a casa, perché lì anche i servi stanno meglio di lui. Scopertosi nel peccato, vorrebbe infliggersi da solo la pena: ancora non è capace di entrare in un’autentica relazione d’amore col padre: “non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”, pensa il giovane.

Eppure il padre si accontenta anche di questo ritorno determinato dall’interesse personale. Lo vede di lontano, gli corre incontro, lo abbraccia e lo bacia e gli ridà la dignità di figlio rivestendolo del vestito più bello, mettendogli al dito l’anello con il sigillo di famiglia e i calzari ai piedi, perché in casa non è un servo.

Ecco: in quel Padre c’è la nuova immagine di Dio, che Gesù vuole comunicarci: è un Padre misericordioso, pronto ad accoglierci, a perdonarci, a restituirci la nostra dignità di donne e uomini. In questa settimana proviamo a fermarci e a chiederci: chi è Dio per me, quale immagine di Dio mi porto e coltivo in cuore?

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