8 maggio 2022 – IV domenica di Pasqua

Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10,30)

Gesù è nel tempio durante la festa della Dedicazione, che commemora la ri-dedicazione del tempio ad opera dei Maccabei, dopo la profanazione da parte di Antioco IV Epifane. I giudei fanno cerchio attorno a Lui e Lo provocano perché dica parole che autorizzino la sua condanna ufficiale. Gesù fa eco ad un suo discorso precedente sul Buon Pastore (Gv 10,1-21) e riprende l’immagine delle pecore. Esse “ascoltano” e “riconoscono” la voce del pastore.

Ascoltare e riconoscere la voce rappresenta un’esperienza che sta alla base di ogni relazione umana importante: tra i genitori e i figli, tra gli sposi, tra gli amici. Dio ha voluto far intendere agli uomini la sua parola per allacciare una comunione autentica.

Poi l’evangelista aggiunge altri due verbi: “seguire”: il pastore conosce per nome le sue pecore e per questo quando le chiama esse lo seguono con naturalezza. E quando si segue il pastore “si riceve la vita”: egli infatti dà la vita eterna. Appartenere al gregge, appartenere al Figlio, significa ricevere da Lui la vita. E non una vita qualsiasi, ma quella di Dio. Infatti Gesù dice: “Io e il Padre siamo una cosa sola”.

Chi segue Gesù sperimenta la possibilità nuova, inedita, di vivere la vita stessa di Dio. La mano del Padre si rivela nella mano del Figlio ed è luogo di autentica libertà. Il Figlio ha da offrire la vita eterna perché viene dal Padre, che è la vita. La Parola di questa domenica ci invita alla contemplazione della bellezza e della grandezza di far parte del “gregge di Gesù”: in noi c’è la vita divina, in noi scorre “il sangue” di Dio.

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