Inizialmente non riuscivo a capire come mai non volessi partecipare alla festa di compleanno di E., la mia più cara amica. Mia madre si è seduta accanto a me, mi ha chiesto se ci fosse qualche problema ed è rimasta in ascolto. Non sapevo cosa dire, ma per amore di lei ho cercato di essere sincera; mentre parlavo, io stessa capivo il perché del mio rifiuto: avevo paura. Paura, sì, di non essere la più bella, la più invidiata, la più desiderata… paura di incontrare G., di cui ero innamorata ma non ricambiata.

L’ascolto di mia madre è stato per me come un balsamo. Avrei voluto chiedere come avrebbe fatto lei, in una situazione simile. Ma lei era felice con papà ed entrambi mi riempivano d’amore. Dopo essere rimasta in silenzio, mi ha detto soltanto: “Hai pensato a come esser un dono per la tua amica? Chissà quanto lavoro ha fatto per organizzare la festa! Potresti darle una mano…”.

Ecco la soluzione per uscire dal mio disagio: invece di pensare a me, potevo rivolgermi agli altri. Così ho fatto, ed è stata la festa più bella vissuta fino ad allora.