Nel collegio dove abitavo, a Praga, mi era capitato d’incontrare più volte la donna delle pulizie. Essendo stato gentile con lei, notai che puliva più spesso la camera che dividevo assieme a un bulgaro, e che dava frequentemente la cera sul parquet.
Non sapevo come ringraziarla e avendo con me una macchinetta per il caffè espresso, una volta pensai di farle cosa gradita offrendole un buon caffè. Non disse niente, ma in seguito mi confessò che per lei, abituata al caffè “alla turca”, l’altro era troppo forte. Iniziò così un dialogo sulle abitudini nelle varie culture; e arrivammo a parlare anche di fede. Lei mi disse che da bambina aveva frequentato la parrocchia, ma poi, durante il comunismo, ne era rimasta lontana.
Nei giorni seguenti, finito il giro di pulizie, se ero in collegio si fermava da me, sempre con tante domande sulla vita cristiana. Un giorno mi confidò: “Questo lavoro è stato sempre umiliante per me, ma da quando ho conosciuto quest’altra visione, mi sembra di aver ritrovato la mia infanzia, di aver compreso il senso della vita”.
T.M. – Slovacchia