4 febbraio 2024 – 5a domenica Tempo Ordinario

E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe

e scacciando i demoni (Mc 1,39)

Nel vangelo odierno di Marco, Gesù passa dalla sinagoga alla casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni, dove è richiesta la sua azione terapeutica: prima verso la suocera di Pietro e poi verso i numerosi malati che gli portano da fuori. La casa di Pietro inizia a diventare un luogo di guarigione, di insegnamento e di ricerca di Gesù da parte della folla. La casa dell’apostolo è lo spazio dell’intimità, dell’accoglienza, dell’annuncio rivolto ai discepoli e del suo agire messianico.

Dopo il riposo notturno, Gesù esce al mattino, quando è ancora buio, e va fuori dalla città, in un luogo disabitato, e là “pregava” (v 35). In Marco il pregare di Gesù scandisce i momenti di passaggio della sua vita e della sua missione. Qui la preghiera porta alla decisione che Gesù comunica ai suoi amici. Alla loro affermazione “tutti ti cercano” (v 37) egli risponde: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là, per questo infatti sono venuto” (v 38). La preghiera è così all’origine della missione, espressione del suo libero amore per portare il vangelo di Dio. Gesù non è un guaritore, non è un mago, non è un liberatore socio-politico: è colui che ci fa conoscere Dio, un Dio vicino, un Dio amore. Lo troviamo infatti che va per tutta la Galilea, predicando e scacciando i demoni.

La vicinanza con i poveri, motivata dalla compassione e dall’amore, non si oppone per nulla al tempo destinato all’incontro con il Padre e all’annuncio. Anzi gli danno consistenza. Sappiamo noi trovare nella nostra vita personale e in quella delle nostre comunità un analogo equilibrio? Oppure ci lasciamo vincere da soluzioni che tradiscono attivismo e mettersi in mostra. Se la parola che portiamo non cambia prima di tutto noi stessi, come si potranno convincere della sua bontà coloro che se ne sentono estranei?

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