Un amico mi raccontava che, tornando a casa una sera, su una strada scivolosa per la neve, aveva aiutato un ubriaco a rialzarsi da terra. Era febbricitante e, sorreggendolo, lo aveva accompagnato in una farmacia. Lì si erano resi conto che tremava. In breve, avevano chiamato un’ambulanza perché sospettavano che fosse contagiato.

Dopo qualche giorno, anche l’amico si è scoperto positivo al Covid-19. Nonostante la moglie lo avesse “rimproverato” per la sua imprudenza, lui era felice di aver aiutato qualcuno a non morire assiderato.

Ma la cosa non è finita lì. La farmacia lo ha rintracciato perché aveva ricevuto dall’ospedale la richiesta da parte di un paziente, di chi fosse stato l’uomo che l’aveva aiuta quella sera. Ricordava solo la farmacia. E il mio amico, quella sera, aveva appunto lasciato in farmacia il suo indirizzo nel caso avessero bisogno di altro. La farmacista, per telefono, aveva osservato che i “buoni samaritani” esistono ancora.

J.P. – Ucraina