Quando mio marito mi comunicò la sede dove aveva vinto il concorso come ingegnere comunale, reagii in modo negativo. Infatti, quel Comune era noto per la forte presenza mafiosa. Comunque ci trasferimmo lì, con i figli adolescenti.

Nei primi tempi l’accoglienza fu calorosa, ma col passare del tempo, ogni qualvolta mio marito si opponeva a qualche ristrutturazione, non tardavano ad arrivare minacce via telefono. Le prime volte perdevo la pace, poi mi ci abituai. Più volte ipotizzammo di traferirci in posti più tranquilli, ma sempre i figli insistevano per restare. Una volta chiesi perché erano così convinti e la risposta mi lasciò senza parole: “Gesù diceva di essere venuto non per i sani… e noi vorremmo rimanere accanto ai nostri compagni di scuola che sono il futuro. Cambiare mentalità non è facile, ma bisogna che qualcuno cominci”.

Passarono gli anni. Oggi i nostri figli sono sistemati nel paesino dove viviamo. Con le loro famiglie cercano di vivere con coerenza e onestà. Non è poco. E si vede.

Z.M.C. – Italia