9 giugno, 10a del tempo ordinario
Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello…
Gli scribi, accecati nella loro opposizione al Signore, diffondono la voce che Gesù ha potere sui demoni perché egli è sottomesso a Beelzebul. Davanti a tali dicerie, il Signore vuole insegnare ai suoi discepoli l’importanza della comunione: il regno che è venuto a stabilire sulla terra non vacillerà e non perderà la sua virtù, se essi rimarranno uniti.
Approfittiamo di questo insegnamento per esaminare il nostro atteggiamento di fronte alle azioni del prossimo, e in particolare se si tratta di membri della Chiesa. Pensiamo per esempio che i giudizi inutili – e talvolta temerari -, i dubbi senza motivo o i commenti negativi sulle intenzioni degli altri infrangono l’unità e la comunione della Chiesa.
Noi dobbiamo avere, al contrario, un grande amore per l’unità, nella diversità legittima che si riscontra nel popolo di Dio. Anche se siamo tutti molto diversi, il nostro amore per la Chiesa saprà passare sopra questa diversità. Se ci orientiamo veramente verso la santità, lottando nel cammino che Dio stabilisce per ognuno di noi, perché non dovremmo essere uniti? E, se vediamo dei difetti negli altri, il nostro atteggiamento sarà di comprensione piena di misericordia, cercando di aiutarli a superarli.
Abbiamo quindi bisogno di una grande rettitudine e umiltà, per evitare la posizione di coloro che – come quelli che accusano il Signore di essere posseduto da uno spirito immondo – interpretano male l’opera degli altri e rifiutano per principio di riconoscere l’azione di Dio nelle iniziative altrui.