Sembrava una banale influenza, ma il nostro bambino non riuscì a superarla. Dio volle prenderselo con sé e tutto sembrò caderci addosso. Ci trovammo improvvisamente senza di lui, schiacciati dal dolore. Gli amici cercavano di esserci vicini in tutti i modi, ascoltandoci per ore, e solo questa condivisione pareva alleggerire la sofferenza.
Un giorno Olga, un’amica, ci disse: “Provate a buttarvi ad amare coloro che soffrono. Solo pensando al dolore degli altri, possiamo riuscire a sopportare il nostro”. Così abbiamo cominciato, proprio insieme ai nostri amici, a pensare ai bambini più soli ed emarginati, cercando anche di sensibilizzare tante persone della città con contatti personali, convegni, serate-spettacolo. Molti hanno dato qualcosa. Ora con i fondi raccolti è stata avviata una casa-famiglia per accogliere i bambini soli, in attesa di adozione o di affidamento. Certo il dolore riaffiora, le difficoltà non mancano. Ma siamo sostenuti dalla solidarietà che genera solidarietà.
E. G., Russia
Tratto da Camminiamo insieme del 20 aprile 2014